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Il pastore

Una Passione secondo Giovanni

Ho sempre un po’ il blocco dello scrittore, quando devo accingermi a scrivere un sermone. Sono un pastore, e nella nostra Chiesa luterana, la predicazione è affar serio. Basandomi sulle raccomandazioni di Martin Lutero, cerco sempre di partire da uno studio approfondito della Parola di Dio: sola Scriptura, diceva Lutero, e questo per noi è fondamentale.
A volte i sermoni vengono stampati, a futura memoria, e in ogni caso si tratta di discorsi lunghi e articolati, che possono giungere anche a un’ora di durata. 

 

Oggi devo preparare il sermone per una delle occasioni più importanti dell’anno liturgico: la funzione del Venerdì Santo, che qui a Lipsia (con i riti della Passione di Cristo) è vissuta in modo molto intenso. Il mio sermone sarà incorniciato dalle due parti (asimmetriche) della lettura della Passione secondo Giovanni. O meglio, del canto della Passione. Nella Chiesa, il Vangelo della Passione viene cantato da tempi immemori e da noi la Passionsmusik comprende il testo evangelico, come lectio; delle arie come meditatio; e i corali, come oratio, preghiera dell’assemblea. 

 

Ricordo che fino a pochi anni fa si allestivano ogni anno le stesse Passioni di Johann Walter: quella secondo Matteo alla Domenica delle Palme e quella secondo Giovanni il Venerdì Santo. Queste Passioni, piuttosto tradizionali, erano chiamate “Passioni oratorio”, poiché il libretto era tratto interamente dal Vangelo. Poi, Herr Kuhnau, il Cantor che ha preceduto Bach, ha convinto i responsabili del culto a far eseguire una Passione oratoriale, in cui si combinassero passi dal testo evangelico (affidato all’Evangelista) e interpolazioni libere di riflessione teologica sul Vangelo (cantate dai solisti). Bach pare che voglia seguire anche lui questo modello. 

 

Non nego di esser stato abbastanza preoccupato da questo abbandono del Testo sacro, ma ieri ho parlato con il Cantor Bach e mi ha fatto piacere riscontrarne la solida formazione teologica. Mi ha assicurato che la sua musica seguirà fedelmente la narrazione dell’Evangelista Giovanni, proprio come intendo fare nel mio sermone. La Passione di Gesù, infatti, è raccontata da tutti e quattro i Vangeli, ma ognuno la guarda da una prospettiva particolare. L’Evangelista Matteo, per esempio, pone l’accento sull’umanità di Cristo, sulla sua sofferenza quando viene colpito, schernito, e via via, man mano che il racconto prosegue, il Figlio di Dio si fa sempre sempre più silenzioso, fino alla sua estrema umiliazione che avviene con la morte. L’Evangelista Giovanni, invece, ha un atteggiamento contrario. La sua narrazione si concentra sul lungo processo a Cristo e sulla sua morte in croce, rinuncia a raccontare dell’Ultima Cena e fa solo breve accenno alla Sepoltura. Inoltre, Giovanni: fin dal Prologo del Vangelo parla della “gloria… come di Unigenito del Padre”, e questa idea della gloria rimane, anzi si accentua, persino nella Passione. 

Bach mi ha fatto alcuni esempi di come intenda valorizzare questa prospettiva. Fin dal primo coro Herr, unser Herrscher dessen Ruhm, che si baserà sempre sulla Parola di Dio (su un salmo: e questo è ottimo, naturalmente), si rivolgerà a Gesù con il titolo di “Herr”, Signore, giocando poi sulle assonanze: “Herrscher”, “dominatore”, e anche “Herrlich”, “glorioso”. In questo primo coro vorrà racchiudere tutto il mistero della Passione, dando voce ai suoi tre elementi centrali. In primis, la sofferenza di Cristo, che viene personificata nel contrappunto a due voci dei legni. Quindi, l’ineluttabilità del suo destino, voluto da un Dio Padre che si materializza nel movimento di semicrome degli archi superiori. Ma tutto questo trova una sua ragionevolezza se si riconosce la Passione come un presupposto per la glorificazione del Signore, esplicitata sin dalle prime parole del libretto “Herr, unser Herrscher dessen Ruhm | in allen Landen herrlich ist!” (Signore, nostro sovrano, la cui gloria | risplende in ogni terra!).

Questa compresenza tra prostrazione e trionfo tornerà anche nella seconda parte della Passione, in cui si realizza il progetto di Giovanni di leggere la Passione come testimonianza della gloria di Cristo. Sono rimasto estasiato nel leggere i versi dell’aria Erwäge (Immagina): Bach li ha ripresi da un libretto per la Passione pubblicato un decennio fa da Barthold Heinrich Brockes, che in questi anni sta ottenendo un gran successo tra i musicisti. Qui, la schiena flagellata di Cristo con le striature del suo sangue viene paragonata a uno splendido arcobaleno, che preannuncia quasi la resurrezione e il trionfo della grazia divina. Bach mi ha detto che lui l’ha affidata al tenore, e quindi sarà intonata dallo stesso cantore che interpreta l’Evangelista, qui sorretta però dalle viole d’amore, che conferiranno solennità e dolcezza all’aria!

Decisamente, sono curioso di vedere cosa ne verrà fuori. Da parte mia, cercherò di aiutare i miei parrocchiani ad entrare nel mistero della Passione, e sono certo che il signor Bach farà la sua parte.

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