di Stefano Campanini
Giunto alle sue nozze d’argento, ogni estate il Festival di Torrechiara “Renata Tebaldi” riunisce in uno dei borghi più suggestivi dell’Emilia–Romagna prestigiosi interpreti della scena nazionale e internazionale, offrendo programmi che spaziano dal Barocco al Novecento.
​
Con il concerto tenuto dall’ensemble di musica antica Concentus Musicus Wien la sera del 15 luglio 2021, abbiamo assistito ad uno spettacolo di architetture: le strutture dei bachiani Concerti Brandeburghesi nn. 5, 4 e 2, affiancati dall’Ouverture per orchestra n. 2 BWV 1067, sono state comodamente accolte dal chiostro interno del Quattrocentesco castello di Torrechiara, adagiato sulle colline della Provincia di Parma. Lo spazio intimo nel quale il concerto ha preso vita ha permesso una particolare vicinanza d’affetto fra esecutori e pubblico (al completo dei posti), contribuendo al successo dell’evento.
​
Oltrepassando questa cornice di spazi e parole, entriamo nel dettaglio del programma eseguito.
Ad aprire la serata è stato il Quinto Concerto Brandeburghese BWV 1050: a parte per una brezza di nervosismo da apertura di concerto, assistiamo ad un’interpretazione ricca di sfumature, caratterizzata da un’ampia gamma dinamica e capace di portare e mantenere alta la tensione emotiva, in particolare nei dialoghi flauto-violino del primo e del secondo movimento (in cui pareva di avere due cantanti al loro posto!). Nonostante qualche imperfezione, la cadenza clavicembalistica del primo movimento viene realizzata da Stefan Gottfried, direttore dell’ensemble, in maniera per nulla meccanica, mettendo altresì in evidenza le vorticose successioni armoniche e il lirismo delle melodie, compito arduo nelle mani di un cembalista.
​
Se si intende il virtuosismo strumentale come la capacità di trattenere il gesto superfluo pur nella completa espressione del segno musicale, dominando pertanto con apparente facilità l’esecuzione, possiamo affermare che l’interpretazione del Quarto Concerto Brandeburghese BWV 1049 sia stata davvero virtuosistica, soprattutto per opera del violino solista, ma anche per il caloroso sostegno orchestrale, nel quale senza dubbio spicca la viola da gamba. Seguono un Andante, espressivo e dagli echi corelliani, e il Presto finale, caratterizzato da un’impeccabile precisione nell’emissione sonora e da un’esecuzione trascinante, merito di tutti, violino in testa!
​
La Suite/Ouverture per orchestra n. 2 BWV 1067 vede nel flauto un suono delicato, talvolta coperto dal primo violino, complice forse l’acustica all’aperto. Molto chiari gli strati dinamici, in particolare nella Sarabande, intrisa di denso lirismo; avvolgente il virtuosismo flautistico, che culmina nella Badinerie finale, vigorosa ma mai agitata, eccellentemente sostenuta dagli altri strumenti.
​
Il gran finale della serata si articola sulle note del Secondo Concerto Brandeburghese BWV 1047: bella forza di suono, talvolta fin troppa, laddove l’entusiasmo della tromba prende il sopravvento della scena nei momenti meno melodici, a sfavore del resto dei fiati (ma melius abundare quam deficere), i quali con eccellente equilibrio vanno alla ribalta nel secondo tempo con un trio di flauto, oboe e violino, accompagnati con grandissima maestria da un basso sempre vivo e caldo, marchio di fabbrica del Concentus, forse eredità del fondatore Harnoncourt. La serata si conclude trionfalmente col terzo movimento, in cui, nonostante talune comprensibili difficoltà d’intonazione della tromba barocca, l’entusiasmo del canto di tutti gli strumenti messi assieme esalta il pubblico, spingendolo a sinceri, lunghi e fragorosi applausi, ma soprattutto lasciando un segno artistico nella memoria di chi ha potuto ascoltare questo splendido concerto.